Un progetto per Tempi Complessi

43°87'48.5”N 11°09’07.2”E

MADE IN ITALY

di Chiara Pirra

Con la terminologia italiani di seconda generazione si indica la posizione all’interno di una famiglia immigrata ricoperta dai figli nati sul suolo italiano, ma che provengono da genitori stranieri. 

Ragazzi che nella definizione del nome portano in sè una grande contraddizione: essere considerati immigrati senza aver mai compiuto in prima persona una migrazione, identificati come stranieri perché figli di immigrati. Italiani cresciuti come stranieri nelle loro città. 

Storie, desideri e bisogni di vite vissute in bilico tra più identità culturali, figli di un mondo globalizzato che ogni giorno fa i conti con le conseguenze positive e negative di uno stile di vita contemporaneo in cui nuove invenzioni e tecnologie contribuiscono a scrivere un’accellerazione non solo della libertà di movimento individuale, ma anche di nuovi flussi migratori collettivi. In una società contemporanea in cui si intensifica sempre più il flusso che determina l’attraversamento dei confini geografici, il dibattito nazionale e internazionale si radica sempre più tra due poli opposti: chi da un lato vede in queste nuove rotte la componente fondamentale che determina sempre più la necessità di costruire una società che sia finalmente libera da frontiere e chi invece dall’altro, partendo da questi fenomeni, strumentalizza pezzi di storia recente per portare alla ribalta scenari che fondano sulla discriminazione geografica un punto fondamentale per alimentare una società basata su differenze sociali.  In uno scenario politico contemporaneo che si radica in logiche del consenso legate a diritti diversi per diverse nazionalità, il progetto fotografico vuole scardinare ogni forma di politica di esclusione sociale confutandone l’assioma più forte: Chi sono gli Italiani di oggi?
Partendo da un’indagine svolta all’interno della città di Prato, famosa per accogliere al suo interno non solo una delle comunità cinesi più presenti sul territorio nazionale, ma anche per essere scenario di una molteplicità culturale viva che si è resa testimone nel corso dei decenni recenti di molteplici flussi migratori provenienti da diverse parti del pianeta. Navigando tra queste differenze superficiali ci si chiede se sia possibile tracciare caratteristiche comuni a tutti gli individui all’interno di una città così complessa culturalmente.  Per tracciare questo percorso di ricerca attraverso l’uso della fotografia, il video e l’intervista si costruisce un racconto in cui i soggetti appartenenti a culture diverse coinvolti raccontano le loro esperienze, i loro luoghi in città e abbattono ogni forma di diversità rispondendo tutti ad un unica domanda: “Qual è il più grande sogno che vorresti realizzare nelle tua esistenza?”. 
Un progetto che traccia così un filo conduttore che si pone l’ambizione di sintetizzare una teoria importante: visualizzare la città oggi non significa più costruire una comunità partendo da separazioni spaziali, ma riavvicinare ogni essere umano partendo dal bisogno di ciascuno di realizzare se stesso ed i propri sogni.  Una nuova idea di città non più basata su mappe territoriali legate al concetto di confine, ma immaginata nuovamente partendo da nuove forme di rappresentazione contemporanee basate sui sogni e bisogni di ogni essere umano.  Nuove città in cui i sogni di tutti abbiano lo stesso peso ed in cui nessuno possa più sentirsi straniero.