Un’indagine fotografica a partire da chi sta dentro una comunità, ma non ne fa parte.Ritratti di lavoratori pachistani nelle aziende tessili cinesi a Prato, una classe subalterna invisibile e pur fondamentale. Soggetti che acquisiscono soggettività solamente con i fatti di cronaca, improvvisamente portati alla ribalta nelle edicole, nei bar, nelle case. Un ingranaggio in incognito del tessuto produttivo cinese a Prato: dalla manodopera pachistana si crea il prodotto cinese. Contro ogni luogo comune, questa comunità esiste e ne riconosciamo l’esistenza da quando sono usciti dalle fabbriche per scioperare. Poche richieste e chiare: pagamento dei salari, regolarizzazione del lavoro, diritti. Renderli visibili, restituisce loro quella dignità che mettono davanti ai cancelli, rischiando posto di lavoro, permesso di soggiorno, denunce e percosse. Persone che insieme al sindacato Si Cobas, hanno trovato il coraggio di mettere davanti a tutti la loro condizione invisibile, silenziata, fragile. E così, con la luce del sole e una bandiera rossa in spalla che li ho fotografati. Esistono perchè lottano.Eccoli.